Rogo Ballarin, respinta la richiesta di rivalsa del Ministero dell'Interno sul Comune

Sentenza del Tribunale di Ancona: nessuna somma è dovuta allo Stato che risarcì le vittime 

- 20 maggio 2010
 
 

E' stata pubblicata pochi giorni fa la sentenza con cui il Tribunale civile di Ancona ha respinto la richiesta del Ministero dell'Interno di recuperare, dalle persone e dai soggetti (tra cui il comune di San Benedetto) individuati come responsabili dal giudice penale per il rogo dello stadio Ballarin del 1981, una parte del risarcimento erogato dal Ministero stesso alle vittime.

 

Ricordiamo che il 7 giugno 1981 allo stadio "Ballarin", durante l'incontro di calcio tra Sambenedettese e Matera, si sviluppò nella curva sud un incendio per la combustione di fumogeni e bengala che appiccarono il fuoco a circa 60 sacchi di festoni e coriandoli portati sulla gradinata dalla tifoseria rossoblù per festeggiare la promozione della squadra in serie B. A causa dell'incendio numerose persone rimasero ustionate e due di esse morirono successivamente per le complicazioni.

 

Nel marzo del 1989 il Tribunale di Ascoli condannò a pene diverse 14 persone (il presidente della Samb Zoboletti, il dr. Punzi Commissario di PS, altri dipendenti della società sportiva e alcuni supporter rossoblù) per omicidio colposo e delitto colposo, dichiarando anche responsabili civili il Comune e la Sambenedettese calcio. Nelle cause civili che ne seguirono fu chiamato in causa il Ministero dell'Interno come Amministrazione da cui dipendeva il funzionario di Polizia responsabile dell'ordine pubblico di quel tragico pomeriggio allo stadio.

 

Il Ministero dell'Interno, a seguito di un accordo raggiunto con gli spettatori danneggiati dall'incendio e le famiglie delle due vittime, sborsò nel 1999 circa 8,5 miliardi di lire ma nel 2003 invitò il Comune e gli altri soggetti ritenuti civilmente coobligati (tra cui, appunto, il Comune) a restituire le somme, ciascuno in quota parte.

 

Il Comune obiettò di aver fatto abbondantemente il suo dovere avendo versato nel 1989 ai danneggiati, all'indomani della sentenza di primo grado, la provvisionale indicata dal Tribunale stesso per un importo complessivo di 712 milioni.

 

Nonostante ciò nel 2004 il Ministero avviò ugualmente l'azione civile nei confronti del Comune e degli altri coobligati ed ora il Tribunale di Ancona (competente perché il capoluogo di Regione è sede dell'Avvocatura di Stato che tutela il Ministero) ne ha respinto le pretese condannandolo inoltre al pagamento degli onorari e delle spese processuali sostenute dalle parti convenute.