Non è facile determinare il momento di avvio della commercializzazione del pesce, il passaggio da una pesca destinata a soddisfare esclusivamente il fabbisogno della comunità, a quella che appare già impegnata a trasferire il prodotto in altre piazze, ma può essere comunque circoscritto alla seconda metà del ‘700.

Il normalizzarsi delle comunicazioni, il loro renderle meglio sicure, favorisce la crescita di altre attività lavorative, quali quelle di Vetturini e di Carrettieri con somaro, attraverso le quali si avvia un sistematico commercio che riguarda nello specifico tutto l’entroterra Piceno ed Umbro e più genericamente tutto lo Stato della Chiesa, con penetrazioni anche nel Regno di Napoli.

I pescivendoli sambenedettesi avviano un vero e proprio sistema di approvvigionamento ampliando mano a mano le frontiere del territorio di mercato, in centri via via sempre più distanti dalla costa preferendo i luoghi dell’Appennino centrale – varcando in alcuni casi i passi più impervi – alle mete più a portata di mano.

Nel 1886, in un punto nevralgico dell’arenile, veniva costruito un fabbricato da destinarsi a pescheria. Questo venne dismesso ed abbattuto con l’edificazione, nel 1935, dell’attuale Mercato Ittico realizzato alla radice del molo nord e che ospita quattro delle cinque sezioni del Museo del Mare. In ambito nazionale il mercato ittico all’ingrosso di San Benedetto ha tenuto per molto tempo il primato per quantità di pesce astato rispetto ad altri centri come Roma, Napoli, Venezia, Palermo, Trieste, Chioggia, Catania, Bari, Ravenna.

Il nuovo ed imponente Mercato all’Ingrosso del Pesce dotato di “Cassa del Mercato” (per la garanzia degli incassi), di direzione, di servizio sanitario con personale adeguato e prescritto è evoluto nel tempo con l’introduzione di tutte le tecnologie del caso. E’ stato ristrutturato nel 1997 e svolge ancora oggi un ruolo primario nel panorama nazionale.