Inaugurato "piazzale Aldo Moro".

Per la "Giornata della memoria" del 9 maggio è intervenuto il prof. Giorgio Galli, massimo studioso degli anni del terrorismo in Italia. Il sindaco: «San Benedetto si liberi delle ombre degli anni di piombo»



- 09 maggio 2010
 
 

«Aldo Moro non fu rapito perché volesse portare i comunisti al governo, ma come autonoma iniziativa delle Brigate Rosse». Parole del prof. Giorgio Galli, intervenuto domenica 9 maggio all'inaugurazione di "piazzale Aldo Moro" a San Benedetto, nell'ambito della "Giornata della memoria" istituita nel 2007 dal Parlamento in ricordo delle vittime del terrorismo. Il prof. Galli, per anni docente all'Università Statale di Milano, è il massimo esperto del fenomeno in Italia, ed è autore di molti testi ormai "classici" presso le facoltà universitarie. Il piazzale è quello antistante il Palariviera. La targa è stata scoperta in una mattinata di sole, alla presenza di autorità e cittadini. Sabato 8 maggio il prof. Galli ha invece animato un dibattito altrettanto interessante all'auditorium comunale, a partire dal suo libro dedicato a Licio Gelli e alla P2, con molti interventi e domande da parte dei presenti.


«Questa città ha pagato un pesante tributo al fenomeno del terrorismo, ed è tempo che si liberi delle sue ultime ombre», ha detto al Palariviera il sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari, «Nel suo recente romanzo "I giorni della rotonda", Silvia Ballestra ha raccontato quegli anni e l'attorcigliarsi dell'uomo su se stesso, tra terrorismo e dilagante diffusione della droga. Il successo del Palariviera come struttura culturale, sarà da oggi legato al nome di Aldo Moro, per una memoria condivisa e come simbolo di alti valori».


Il prof. Galli ha fornito una panoramica sugli di piombo, citando fatti e circostanze, e respingendo ogni dietrologia o tesi "complottista": «La mia tesi è che Moro non fu eliminato da un complotto tra BR, P2, servizi italiani e americani», ha spiegato, «Le BR volevano essere legittimate come soggetto politico e guidare una rivoluzione in Italia. Per questo fu giusta la linea della fermezza e non si dovrebbero avere ripensamenti su di essa. La sconfitta delle BR fu invece dovuta ad un'altra loro azione, ovvero il rapimento del generale americano Dozier a fine 1981, che generò la reazione degli Stati Uniti e il "rientro nei ranghi" dei servizi segreti italiani. L'intenzione di guidare una rivoluzione in Italia da parte delle BR era illusoria. Ma se era chiaro il loro disegno, hanno invece generato ombre e misteri i soggetti che hanno operato intorno a questa organizzazione. Possiamo intanto dire che Moro non fu tenuto prigioniero in un unico nascondiglio durante i 55 giorni, né costretto in condizioni di immobilità».


«Dopo De Gasperi egli fu il più lucido politico della DC», ha concluso Galli, «Moro prevedeva entro dieci anni dal '78 l'affermarsi del bipolarismo nella politica italiana, con un PCI sempre più socialdemocratico. Nell'elettorato di quegli anni c'era attesa per riforme che invece non arrivarono, tranne i referendum su divorzio e aborto, lasciando immutati vari problemi, compreso quello del sistema fiscale, che era è resto uno dei peggiori d'Europa. Se Moro non fosse stato rapito, avrebbe visto realizzarsi il suo disegno sull'assetto politico nazionale, dopo la sua elezione al Quirinale, che possiamo dare quasi per scontata. In Italia abbiamo oggi un grande problema di memoria condivisa, dal Risorgimento e i 150 anni dell'unità del paese, alla Resistenza che generò una guerra civile, come ha sostenuto nel1990 un autorevole storico come Claudio Pavone, fino al terrorismo. Studiare questi fenomeni è utile anche per questo obiettivo, oltre che per conoscere la nostra storia».