I Marecanto concluderanno "L'approdo negato", commemorazione unica di tutte le vittime del mare

 
Con un concerto ad ingresso gratuito tenuto dai Marecanto all'auditorium comunale di viale De Gasperi 120, si concluderà martedì 23 dicembre alle ore 21 la giornata dedicata al ricordo di tutte le vittime del mare, organizzata dall'Amministrazione comunale e intitolata "L'approdo negato". Da quest'anno si è voluta istituzionalizzare questa ricorrenza, ed è stata scelta la data del 23 dicembre, anniversario dell'affondamento del Rodi, avvenuto nel 1970, che causò la morte dei dieci membri dell'equipaggio. Per questa iniziativa è stato mantenuto il titolo "L'approdo negato" che lo scorso anno era stato proposto dal Circolo dei Sambenedettesi per il cinquantesimo anniversario dell'affondamento dei motopescherecci "Malfizia" e "Madonna di San Giovanni" e delle relative vittime.
Martedì 23 dicembre, dunque, il programma prevede, alle ore 11, la deposizione da parte del sindaco Gaspari di una corona presso le lapidi che si trovano al molo nord, e la benedizione impartita dal parroco della parrocchia della Madonna della Marina, don Armando Moriconi. Per le 17,30 è prevista una messa commemorativa presso la stessa cattedrale, celebrata dal vescovo Gestori. Alle 21, infine, il prof. Renato Novelli inizierà la serata all'auditorium con un excursus sulle tragedie legate al mare patite dalla comunità locale, indi alcune poesie dialettali sugli stessi temi, lette da attrici della compagnia "Ribalta picena" in collaborazione con il Circolo dei Sambenedettesi, e infine il concerto.
Il gruppo dei Marecanto è formato da otto musicisti: Daniele De Santis chitarre, Domenico Di Martino violoncello e fisarmonica, Arturo Grilli basso acustico, Gianluca Massetti tastiere e pianoforte, Maurizio Massetti flauti, Paolo Massetti voce, Marcello Piccinini batteria, Francesco Savoretti percussioni. Parte di questi musicisti portò già la musica sambenedettese in tutta Italia tra gli anni '70 e '80. Dopo quelle esperienze, condotte come Cantastorie Marchigiano e poi come Emera, oggi viene reinterpretato il canto della sofferenza, del distacco, dell'antica saggezza delle vecchie madri, della gente, del mare e della terra, delle atmosfere brumose legate al mare.