"Fotoschioppo", mostra per ricordare Giorgio Savino

Aperta in Palazzina Azzurra la rassegna dei lavori del giovane artista recentemente scomparso

- 14 dicembre 2009
 
 
Tantissime persone, in gran parte giovani che hanno così voluto testimoniare la loro amicizia, anche dopo la morte, per il loro compagno, hanno partecipato sabato 12 dicembre alla Palazzina Azzurra all'inaugurazione della mostra "Fotoschioppo - contro il male la bellezza" di Giorgio Savino detto "Pande", giovane sambenedettese recentemente scomparso.

Prima di ammirare gli oltre cento lavori, tra riproduzioni in digitale e incisioni, del giovane artista, i presenti hanno ascoltato gli interventi dell'assessore alla cultura Margherita Sorge, della dirigente del Liceo Scientifico Silvia Fazzini (la scuola che Giorgio ha frequentato sostenendo, già molto malato, l'esame di maturità), della docente Genny Simone e del presidente del Comitato di Quartiere Marina di Sotto Umberto Virgili.

 

È nelle parole del padre di Giorgio, Antonio Savino, che vengono messe in evidenza le caratteristiche di Giorgio: «Lui studiava storia dell'arte in modo extra curricolare rispetto ai programmi scolastici, effettuava studi "accademici" sul corpo umano e sul movimento con tanto di disegni e tratteggi. Amava leggere, dai classici alla storia dei fumetti. La sua modesta stanza, come la sua vita, era stracolma di queste cose, computer, casse amplificate, giornali, libri scolastici, disegni. Nei disegni, ma anche nei suoi scritti e nel parlare, quando vinceva la sua tradizionale timidezza e riservatezza, nelle sue battute ironiche, veniva fuori un ragazzo più maturo della sua età. Se ne accorse anche la presidente della commissione per l'esame di maturità che Giorgio ha sostenuto in ospedale a San Benedetto. Un grande ragazzo nella personalità e nel fisico, ma che non voleva mai essere ingombrante o soverchiante né in senso fisico né intellettuale».

 

Per l'assessore Sorge, «era un dovere per il Comune accogliere nel suo più prestigioso spazio espositivo questa rassegna: non solo per testimoniare la vicinanza alla famiglia e agli amici per la perdita di un ragazzo così giovane e così pieno di talento. Ma anche per far capire a tutti che, attraverso l'arte e la cultura, la vita diventa più forte della morte e il messaggio che, tramite queste forme espressive, arriva alla gente va ben oltre la durata di un'esistenza umana».