Amleto

La locandina della STAGIONE TEATRALE 2016/17

La locandina della STAGIONE TEATRALE 2016/17

 
dove
teatro Concordia
 
quando
martedì 31 gennaio 2017
 
telefono
0735 794588 - 794460
 
a cura di

Comune di San Benedetto del Tronto
AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali

 
 
 
 
 
 
 

Compagnia Molière

 

MADDALENA CRIPPA, DANIELE PECCI

Amleto

 

di William Shakespeare adattamento e regia Daniele Pecci con ROSARIO COPPOLINO

 

e con GIUSEPPE ANTIGNATI, SERGIO BASILE, MARIO PIETRAMALA, MAURO RACANATI

 

MARCO IMPARATO, VITO FAVATA, MAURIZIO DI CARMINE, MARIACHIARA DIMITRI

 

PIERPAOLO DE MEJO, DOMENICO MACRÌ, ANDREA AVANZI costumi Maurizio Millenotti

 

disegno luci Mirko Oteri

 

musiche originali Patrizio Maria D’Artista

 

 

Un uomo, da solo. Da solo con la sua coscienza. Un compito: la vita. Ma anche la paura, terribile, che immobilizza: la nostra. Esiste il “nostro” futuro? O esiste il destino?

 

Non è dato sapere. Almeno per ora, almeno per l’uomo, cosiddetto moderno.

 

Quello che forse conta però, è che queste domande costituiscano un ponte che collega noi stessi a quell’uomo moderno, a quell’uomo shakespeariano, vissuto nel ‘600: siamo sostanzialmente gli stessi. L’”Amleto” di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è in esso un’analisi profonda dell’umano sentire in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. Meglio di chiunque altro, e soprattutto per primo, Shakespeare è riuscito a raccontare le infinite contraddizioni dell’essere umano, di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita. In esso sono ben dosate le rappresentazioni del mondo grande, lo Stato, i grandi destini e temi dell’umanità, il microcosmo familiare dei sentimenti più intimi e segreti.

 

In questo senso per me, l’”Amleto” è il testo più moderno e più urgente. Come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo. Non già con l’intento di mediare, sovrapporsi, o nella migliore delle ipotesi, aggiungersi, alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi sono state fatte; sarebbe un esercizio di stile fine a se stesso e soprattutto assolutamente vano per il pubblico nuovo, del quale ci sentiamo di dover tenere conto in maniera particolare.

 

Elemento nodale, è ovviamente il testo: traduzione e adattamento. Leggermente tagliato (durerebbe altrimenti più di quattro ore) ma fedele, non alterato, e con una traduzione atta a esaltarne tutte le possibilità poetiche, ma in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione, e con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture che si frappongano fra gli attori sul palcoscenico e il pubblico.

 

Daniele Pecci