Dopo il forzato arresto dovuto alla pandemia, il 18 novembre si è riunito in videoconferenza il Tavolo di Coordinamento Locale AntiViolenza. Su invito dell’Ambito Territoriale Sociale 22 di Ascoli Piceno, il tavolo è tornato a discutere delle politiche di prevenzione e contrasto alla violenza di genere che attua l’apposita Rete costituita da rappresentanti di istituzioni, sindacati, forze dell’ordine, associazioni del terzo settore, Centro Antiviolenza e altri Enti.
Dopo l’apertura dei lavori da parte del direttore dell’Ambito Sociale 22 Domenico Fanesi e di Maria Luisa Volponi, assessore alle Pari Opportunità del comune Ascoli Piceno, si è aperto il confronto per consentire a ciascun componente di aggiornare il Tavolo sull’evoluzione della situazione dai diversi punti di vista.
Il Comune di S. Benedetto del Tronto è presente al tavolo fin dalla sua costituzione grazie al lavoro svolto dall’Assessorato alle pari opportunità che si è concretizzato con la costituzione nel maggio 2017 della Cabina Antiviolenza e che ha portato il Comune a firmare il 3 aprile 2019 il Protocollo Antiviolenza voluto dalla Regione Marche per permettere ai soggetti coinvolti nel contrasto alla violenza di parlare un linguaggio comune.
Nel condividere la posizione espressa da diversi componenti il tavolo circa la necessità di insistere sulla formazione, l’assessore alle pari opportunità di San Benedetto Antonella Baiocchi ha sottolineato che l’attività formativa deve coinvolgere tutti, prevalentemente le maglie della Rete, al fine di superare le “falle della cultura della violenza”. Ha aggiunto Baiocchi: “Una formazione di qualità deve puntare sulla comprensione della matrice della violenza. Se si capisse nel profondo questo concetto, si comprenderebbe che, al di là della rilevanza statistica e mediatica, la violenza può essere subita e attuata da chiunque, al di là del sesso: questo a causa di una mentalità prevaricante e dicotomica (incapace di “reciproco rispetto”) con cui si crescono ancora oggi i figli (futuri adulti). Con un’attività formativa qualificata si parlerebbe finalmente di “persone prevaricate e prevaricanti”, ci si potrebbe attivare per ideare una formazione per “persone maltrattanti” e si potrebbero promuovere tavoli di lavoro personalizzati per aiutare ad uscire dal circuito della violenza tutte le vittime: le donne e i minori, certo, ma anche gli anziani, i disabili e chiunque si trovi incagliato in una relazione prevaricante, comprese le persone di sesso maschile. Trovo riduttivo che le Pari Opportunità ad ogni livello istituzionale si occupino solo delle donne: dovrebbero aprirsi alla difesa di ogni persona che, nella società, è vittima di un atteggiamento discriminatorio, prevaricante e violento”.