«Un monumento ai funai alla foce dell'Albula»

Il sindaco Gaspari raccoglie l'invito dello storico Cavezzi. Grande successo per la 4ª "Festa dei funai"

- 03 febbraio 2010
 
 

«Se l'idea sarà condivisa e tecnicamente fattibile, realizzeremo un monumento ai funai alla foce dell'Albula, prossima alla riqualificazione». Così il sindaco di San Benedetto Gaspari, durante la 4ª "Festa dei funai", che si è svolta nella mattinata di mercoledì 3 febbraio all'auditorium comunale "Tebaldini" di viale De Gasperi. Il sindaco ha così raccolto "in diretta" l'invito formulato dallo storico Gabriele Cavezzi, il quale ha tenuto una lezione estremamente avvincente sulla ricorrenza di san Biagio, patrono dei funai, seguita con attenzione dagli alunni della scuola primaria "Bice Piacentini" e da quelli della media Sacconi-Manzoni, oltre che dagli stessi funai e "retare". In particolare, i ragazzi della 4ª B della Piacentini e la loro maestra-compositrice Rita Spaletra sono stati molto applauditi per le due canzoni "Chèssa rete" e "Vòta tónne tónne".

«Dobbiamo saper guardare alle nostre origini», ha detto il sindaco Gaspari, «In alcuni casi, infatti, esso sembra rimosso come una cosa brutta, piuttosto che "passato" soltanto. E oltre al 3 febbraio, ci sono le date del 18 giungo 1944, liberazione della città di San Benedetto dal nazifascismo, c'è la festa della Madonna della Marina e quella del patrono san Benedetto martire. Sono tradizioni importanti per chi è nato a San Benedetto come per chi ci è arrivato». Il sindaco ha inoltre ricordato lo stesso attaccamento alle sue umili origini, testimoniato da Massimo Ranieri durante il concerto della sera precedente. Un concetto ripreso dalla presidente del Circolo dei Sambenedettesi Benedetta Trevisani. Dopo di lei, hanno recitato poesie in dialetto sambenedettese Vittoria Giuliani, Maria Pia Fiscaletti, Giovanni Quondamatteo e Francesco Casagrande.

«La città di San Benedetto ha due radici», ha affermato Cavezzi «Da un lato quella contadina, con i terreni, i magazzini e l'ortofrutta. Dall'altro la pesca e la lavorazione della canapa, quest'ultima scomparsa più in fretta, soppiantata dalle materie sintetiche. Sull'epopea dei funai sono stati pubblicati i volumi Mare di corda e Vòta cì, ma è necessario un monumento a questa professione e a chi l'ha esercitata, a prezzo di tanti sacrifici. Nel IV° secolo, San Biagio visse a Sebaste, ed è oggi patrono di Dubrovnik. Dalla Dalmazia il suo culto raggiunse Ascoli, dove nacque una delle prime corporazioni cittadine, quella dei cardatori. Da Ascoli, il culto di san Biagio e la stessa professione del funaio arrivano tardi a San Benedetto».

«Fu don Francesco Sciocchetti», ha concluso Cavezzi, «ad istituire a San Benedetto la "Festa dei funai", in occasione della quale veniva distribuita la "pagnottella di san Biagio". Per la costruzione della cattedrale della Madonna della Marina don Francesco ottenne dalla chiesa di san Filippo ad Ascoli l'altare di san Biagio, tutt'oggi visibile. Ma su tutto questo avremo presto un volume del dott. Paolo Schiavi, dedicato alla chiesa di san Biagio a Monsampolo». Cavezzi ha infine ricordato alcune storiche figure legate al mondo dei funai: Alfonso Romani, inventore della "macchinetta", cioè del motorino che eliminò la ruota: «fu la redenzione dei bambini»; Antonio Consorti, morto recentemente,   «pescatore con la canna fino a 94 anni, il quale riprese a filare dal giorno dopo il suo ritorno dalla guerra»; Mimì Perotti, anch'egli recentemente scomparso, «membro dei "patronali", attivo fino a 90 anni». Ha ricordato Cavezzi: «I sambenedettesi hanno esportato la professione del funaio in città come Cattolica o Cesenatico e commerciato in tutta Italia e all'estero, fino in Tunisia e Algeria».

L'ultimo intervento, prima della premiazione dei funai e delle retare (Gianfraco Re è stato aggiunto in lista nella stessa mattinata), è stato quello del presidente della Provincia Piero Celani, il quale ha ricordato le fondamenta della chiesa di san Biagio ad Ascoli, evidenziate durante l'ultimo restauro del battistero accanto alla cattedrale di sant'Emidio, e la stessa tradizione della "pagnottella", elogiando infine l'Amministrazione e la comunità, per la valorizzazione delle proprie radici storiche. Foto di gruppo all'auditorium, e infine la ricostruzione del "sentiero del funaio" davanti al Comune, a cura di Domenico Nico e Giuliano Zazzetta. Nel pomeriggio la messa nella cattedrale della Madonna della Marina, celebrata dal parroco don Armando Moriconi.

 
I ragazzi della 4ª B della Piacentini diretti da Rita Spaletra

I ragazzi della 4ª B della Piacentini diretti da Rita Spaletra

 
I premiati del 2010

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Una retara all'opera

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