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Alfred Joseph Chatelain

un etno-pittore e la civiltà della pesca

“Dipingo tutto ciò che vedo perché presto sparirà”


Alfred Joseph Chatelain (Moutier, Svizzera 1863- Nizza 1942) figlio di genitori benestanti, proprietari da più generazioni di una vetreria che commerciava con tutta Europa, ebbe da questa nascita le condizioni di rendita che lo resero autosufficiente sul piano economico per una serena scelta artistica che durò la sua intera esistenza. Dopo aver studiato a Besançon ebbe la possibilità di frequentare a Parigi l’Accademia Julien e l’atelier Cormon: fu attento ai nuovi fermenti impressionistici, alla diffusione in Italia del paesaggismo dei macchiaioli, alla grande opportunità di incontri che la scena culturale parigina gli offrì. Per tutta la sua vita ebbe una predilezione assoluta per la storia della navigazione e per l’evoluzione dei modelli navali che studiò e disegnò costantemente come dimostrano i suoi fogli di lavoro e i suoi taccuini. Come altri suoi contemporanei, dalla spiccata sensibilità artistica, sviluppò un culto del viaggio come arte dell’incontro e predilesse mete mediterranee in cui la scoperta del mare e dei suoi innumerevoli volti fu la prima ragione delle scelte: Algeria, Marocco, Sicilia fino alla svolta del rapimento per la spiaggia sambenedettese, dove ebbe la possibilità di coniugare ricerca antropologica e osservazione del paesaggio marino. Come è documentato dalla varietà dei soggetti dei suoi dipinti e dalla minuziosa ricostruzione di scene di lavoro a terra e di navigazione, il suo decennio sambenedettese (dal 1908 al 1920) costituì un momento decisivo per la sua evoluzione artistica e per la messa a punto di un approccio etnico-antropologico alla gente di mare che si muove tra post-verismo fotografico di matrice verghiana (tranches de vie in presa diretta, è stato scritto) e sperimentalismo luministico che si applica alla ricchezza di spunti visivi che la tipologia delle vele e dei simboli gli fornì. Ogni sua opera è frutto di una ricerca accurata che passa attraverso l’uso del nuovo mezzo fotografico e il dialogo quotidiano con i pescatori che guardò con la stessa cura con cui alcuni scrittori d’inizio secolo ne fecero veri protagonisti di una epopea letteraria forse più nota (vorrei citare per tutti la figura e i temi di Giovanni Comisso). Il percorso espositivo così ampio e completo, oggi possibile grazie alla donazione che la famiglia fece nel 1967 alla città, ci dà conto della grande personalità di questo artista “il più sambenedettese tra quanti non sambenedettesi vissero in questa città” (Caselli 1989) che, a chi gli chiedeva perché dipingesse scene di mare, soleva rispondere “Devo dipingere tutto ciò che vedo perché sono immagini che presto spariranno”. Partiti per Nizza gli Chatelain diventeranno albergatori sulla Costa Azzurra. Alfred preferì vedere altrove gli effetti che le nuove vocazioni turistiche avrebbero avuto sul paesaggio costiero.

 
 

 
 

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