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Il mare comune: l'Adriatico

Nonostante le sue diversità idrogeologiche e la sua geografia, l’Adriatico rappresenta un “unicum” nell’ambito dell’organizzazione civile dell’umanità e della sua storia. Dagli antichi Liburni alle colonizzazioni Greche e quindi Romane, attraverso l’apporto degli Slavi, della civiltà Bizantina e dei popoli Mussulmani, è stato un susseguirsi di eventi e di presenze nuove, quasi sempre legate al mare ed alle sue risorse di pesca e di navigazione. Venezia, dopo le invasioni barbariche, ne ha rappresentato il cuore pulsante per circa un millennio, confrontandosi o mediando di volta in volta con lo Stato della Chiesa, l’Impero Ottomano, i Governi del Regno di Napoli, le esigenze di autonomie come quella della Repubblica di Ragusa (Dubrovnik).

Le due sponde dell’Adriatico, diverse da un punto di vista geomorfologico, sono comunque fortemente complementari, come la loro storia ci insegna. La costa orientale, sensibilmente frastagliata, è caratterizzata da una cortina di isole, mentre quella occidentale è quasi sempre bassa e arenosa ad eccezione del promontorio del Conero e di quello del Gargano.

Le barche hanno reso l’Adriatico un mare molto vivace caratterizzato da un continuo scambio di uomini e merci, di saperi e di culture materiali. Tutte le lingue ed i dialetti di questo mare contengono elementi di origine comune, legati alla barca o alla meteorologia, alle specie ittiche ma anche alle leggende.

La pesca sulle due coste, però, è sempre stata fortemente diversa. Sulla costa orientale, la difficoltà di praticare lo strascico a causa di fondali rocciosi e profondi, ha affermato la pesca a “parangaro”, ossia con l’amo, attraverso barche che percorrono lunghi tratti di mare e che rilasciano lunghissime funi munite di galleggianti alle quali sono attaccate lenze di vario genere. Caratteristica è poi la raccolta dei mitilli e la barca “gaeta falkuŠa”, nel modellino esposto anche in questo museo, che viene impiegata essenzialmente per la pesca “ad imbrocco” delle sardelle, soprattutto nei pressi dell’isola di Pelagosa, dove un tempo si spingevano anche i pugliesi.

 

 
 

 
 

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MUSEO DEL MARE

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