La donna di mare

All'interno di una società assolutamente matriarcale, la donna sambenedettese, rappresentando il vero fulcro della famiglia, rivestita un ruolo di preminenza dovuto alle lunghe assenze del coniuge.

Oltre all'economia della casa ed all'educazione dei figli, le si richiedeva tutta una serie di attività collaterali della pesca quali ad esempio la produzione di reti, la tessitura e la confezione di vele ed indumenti per la famiglia. Alcune praticavano anche la sciabica assieme agli uomini o giravano l'argano per trarre in secco le lancette e la quasi totalità, dopo aver atteso i mariti per ore sulla spiaggia, scaricava il pescato e vendeva la parte di spettanza o lo appaltava ad un pescivendolo.

Allo stesso modo anche la figura del bambino assumeva un ruolo diverso da quello a cui siamo abituati in una società moderna: fin dai primi anni alla pratica scolastica si sostituiva un apprendistato molto prematuro con l'acquisizione delle conoscenze di base per la navigazione e l'imbarco avveniva già intorno ai sei anni con bambini destinati a diventare grandi prima del tempo.

Negli elenchi dei naufraghi e in quelli dei rapiti in Barberia dai pirati in pieno Ottocento tanti sono i bambini e i ragazzi a bordo.

Infine completano il nucleo familiare di linee parentali sempre molto aggregate, in cui la solidarietà tra generazioni e consanguinei è sempre troppo forte, gli anziani il cui ruolo si muove tra lavoro e vita domestica senza soluzione di continuità ad integrare il reddito e a sostenere, fino alla fine, il carico di lavoro considerevole in attività ancora preindustriale (la retara, il retiere, la vendita del pesce, i lavori domestici, la manutenzione delle barche, ecc.)