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Luoghi tradizionali del mare

La toponomastica cittadina ottocentesca rimanda ai mestieri del mare e ai loro luoghi: via dei calafati e via dello squero, via dei pescivendoli e via della pescheria, via dei cordari, via dei vetturini. Oltre allo squero, contiguo alla marina, per la costruzione e la cura delle imbarcazioni, vi era anche uno squero dei funai in prossimità della spiaggia. Successivamente anche le sponde del torrente Albula saranno caratterizzate dai “sentieri” ricavati per la confezione di corde.

Lo squero dei calafati, intanto, dal 1850, soprattutto per questioni logistiche e di igiene, veniva spostato sull’arenile.
La primordiale pescheria, prima della costruzione di quella sovvenzionata dal Comune nel 1886, era stata ricavata all’interno del “macello comunale”, ma la commercializzazione del pescato avveniva anche sulla battigia e lungo le principali vie del paese; i carrettieri-pescivendoli stanziavano sulle pubbliche piazze e gli slarghi prima di prendere la via dei centri dell’interno.
Nell’incasato urbano, in locali di proprietà, i fratelli Rutili gestivano una tintoria-gessara mentre, sulla spiaggia, altra tintoria - per l’irrobustimento delle reti da pesca - apparteneva alla famiglia Fiscaletti.
Fuori dagli usci delle case le donne confezionavano le reti e, sulla spiaggia, le vele.
Gli “sbarzocchi” - i facchini di marina - e gli “sciabicotti” erano i protagonisti del litorale in prossimità dell’approdo prima e dopo la costruzione dei pennelli portuali.  

 

 
 
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