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La vela

LA VELA

 

Ogni vela, grazie al suo segno distintivo, veniva associata direttamente al proprietario e quindi all’intero clan familiare e al suo equipaggio. Dalla spiaggia, le donne e i figli dei marinai in attesa scrutavano l’orizzonte alla ricerca della vela dei propri congiunti. Anche gli scafi erano muniti di elementi propri quali il numero di iscrizione, dato dal locale ufficio di porto, il nome dato ad ogni tipo di imbarcazione (comprese le sciabiche) e, per le sole paranze, l’invocazione simbolica di un santo, solitamente S. Francesco da Paola protettore della “Gente di Mare”.

La confezione delle vele veniva a ricadere interamente sulle donne, le cosiddette velare, le quali, sulla riva del mare, si dedicavano alla cucitura di teli di cotone o panni di canapa, strisce di tessuto - “sfèrze” - dando forma alle vele latine (per le paranze) o alle vele al terzo (per le lancette); provvedevano, inoltre, alla loro manutenzione, ricucendo gli strappi e rattoppando i cedimenti dovuti all’usura.

Ma non era raro vedere anche i marinai sulla spiaggia intenti a costruire vele, usando stretti rotoli di stoffa, solitamente tessuti a casa dalle donne.

Le vele venivano poi colorate immergendole in acqua infusa con cortecce di pino, il cui tannino conferiva loro solidità e sfumature di arancione, giallo, ocra, rosso. Infine venivano disegnate utilizzando il nero di seppia, secondo una consuetudine che si fa risalire ai primi dell’800.

 


Illustrazioni realizzate da Pirò (Pino Rosetti), tratte dal libro Vele al vento.

 

 
Vele
 
 

 
 

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